Il "cavaliere kadosh" cardinale Achille Lienart (Parte I)

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Di particolare interesse è la figura del Cardinale Achille Lienart, 30° grado della Franco-Massoneria, “cavaliere Kadosh”- Per cominciare a capire di cosa stiamo parlando, conviene iniziare dal capo, cioè chiedersi intanto chi siano i cavalieri Kadosh e quale culto pratichino. Poi ci occuperemo di costatare come la Chiesa abbia anatemizzato gli aderenti alle sette massoniche nel corso dei secoli e in varie occasioni con documenti magisteriali infallibili e quindi “irreformabili”; poi verificheremo se e come uno scomunicato “ipso facto”, “latae sententiae” possa esercitare le funzioni sacerdotali e nel caso lo faccia comunque, quali siano le conseguenze per i malcapitati “ordinati” ed per gli incauti fedeli:

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Riportiamo quindi dal libro di mons. Leon Meurin: “La franco-massoneria, sinagoga di satana” la descrizione dettagliata di questo grado, al quale il nostro “amico” belga era stato degnamente elevato già nel 1924, 5 anni prima cioè di essere nominato vescovo. La lettura non è evidentemente semplice né agevole, per le numerose citazioni di natura kabbalistica, esoterica, iniziatica, ma … si ha in ogni caso un’idea comprensibile a tutti della “faccenda”.

Cavaliere Kadosch-30° liv.
(Da: Mgr. L. Meurin “Franco-massoneria: sinagoga di satana – 1893)

L a 3° Séphirah. L’Intelligenza. — Il grande eletto, cavaliere Kadosch, iniziato perfetto; cavaliere dell’aquila bianca e nera. – Dopo la sua moralizzazione, o piuttosto la sua demoralizzazione satanica, non resta ancora all’uomo giudaizzato e indemoniato, di essere ricevuto nei gradi più misteriosi che la sinagoga di satana ha voluto offrire ai Goim, alle “cavallette” della generazione di Japhet. Là ci sarà più difficile ritrovare il filo kabbalistico che ci ha guidato fin qui, non perché noi non possiamo intuirlo, ma perché non ci viene rivelato con la medesima chiarezza che nei gradi precedenti.

Il 30° grado corrispondente alla sephirah “Intelligenza”, deve avere una connessione con l’8° ed il 19° grado, che sono ugualmente calcati sulla terza delle sephiroth superiori. All’8° grado, noi vediamo il triangolo invertito con le tre lettere Ja, Je, Ji, che si fanno rimirare al neofita, invitandolo a combattere l’ “Intellettualità con l’ordine”, cioè la Santa Fede. Al 19° gli si racconta la storia dell’assalto dell’ebbro Eblis contro la Gerusalemme celeste. Al 30° grado si muove la battaglia apertamente contro l’Adonai biblico, al “cattivo principe”, cioè al Dio dei Cristiani. L’uomo giudaico-politico, già moralmente formato dalla seconda triade kabbalistica, è ora armato contro Adonai e muove guerra aperta contro Dio! Assorbito nelle rivelazioni che gli si fanno sull’Ordine decaduto dei Templari e sulla vendetta terribile che la frammassoneria si è imposta e alla quale si è votata a causa della soppressione dell’ordine, per cui gli si fa riprendere l’adorazione del baphomet, il destinatario non ha l’agio di riflettere sull’alta importanza della parte del cerimoniale che si pratica nella “camera bianca”. – Il gran maestro gli fa intendere alla larga che “nessuno può sperare di essere introdotto nell’Aeropago dei “cavalieri kadosh”, senza aver sacrificato all’oggetto del loro culto”. Il cortigiano e la corte di sua maestà infernale, dopo essersi sottomesso a lucifero ed avere abbassato lo stendardo davanti alla sua immagine, il baphomet, riceve al 30° grado l’ordine di adorarlo e di offrirgli, in ginocchio, il sacrificio dell’incenso profumato. Nel “santuario dei kadosch”, la camera bianca, illuminata da una larga e macabra luce bluastra sprigionata dall’alcool del vino, si vede al di sopra dell’altare, in una “gloria”, un immenso triangolo capovolto, che tiene sospesa alla sua punta un’aquila con due teste a grandezza naturale, metà bianca e metà nera, con le ali spiegate e con una spada nei suoi artigli. Il grande sacrificatore è solo in questa camera, seduto davanti all’altare. Egli chiede a colui che introduce: “… cavaliere mio fratello, chi conduci?” – Risposta: “È un cavaliere grande scozzese di Sant’Andrea di Scozia, che possedendo tutte le virtù di un saggio (acquisite nel 27°, 28° e 29° grado) desidera fare il suo ingresso nel “tempio della Saggezza””. Si tolga al postulante il suo velo nero! – «Il sacrificatore: “Mortale, prosternati!” Il grande introduttore fa prendere al postulante dell’incenso, glielo fa versare sul fuoco e lo fa inginocchiare». Il gran sacrificatore pronuncia allora la preghiera seguente indirizzata a lucifero: “O saggezza onnipotente (Shaddai), oggetto delle nostre adorazioni, sei tu che in questo momento noi invochiamo. Causa e sovrano dell’universo, ragione eterna, luce dello spirito, legge dei cuori, quanto è augusto e sacro il tuo culto sublime! …” – Si fa ancora versare dal destinatario l’incenso nel vaso dei sacrifici. Il sacrificatore dice: “alzati e prosegui la tua strada”. – L’uomo giudaizzato è incorporato ai sacerdoti sacrificatori di lucifero. Egli è santificato, è diventato un santo, “kadosh”. Come tale egli ha il diritto di commettere anche degli omicidi in onore del grande architetto dell’universo e della sua chiesa massonica. In un camerino dipinto di nero, dopo avergli bendato gli occhi, gli si fa infiggere il suo pugnale nel cuore di quel che gli si assicura essere un traditore dell’ordine. È in realtà un montone imbavagliato al quale si è rasato il lato sinistro del volto. Il ricevente deve toccarlo, per ben assicurarsi dei battiti del cuore di un uomo strangolato, prima di colpirlo. Non essendo istruito circa questa sostituzione dell’animale ad un uomo, egli commette, non materialmente, ma formalmente, un omicidio! Dopo questa prova cruenta, l’aspirante è condotto al Senato, il consiglio politico del Kadosch nella quarta camera. La ancora si trova, sotto al trono, il triangolo invertito al quale è sospesa l’aquila nera e bianca, ma egli porta qui, intorno al collo, un nastro bianco e nero al quale è legato una triplice croce patriarcale, corrispondente alla tiara “triregno” dei Papi. Ad occidente si trova su di una piramide, un mausoleo portante un’urna funeraria (di Jacques Molay), una corona (di Filippo il Bello), ed una tiara (di Clemente V): ma i crani non ci sono più. È inutile fare la descrizione della cerimonia politica concernente Jacques Molay; essa non ha bisogno di alcuna delucidazione. – La scala misteriosa ritorna, e l’aspirante è obbligato a salire da un lato per ridiscendere dall’altra. Le spiegazioni banali che si danno delle parole ebraiche e dei nomi delle scienze inscritte ai sette marchi da ciascun lato della scala, non meriterebbero la nostra attenzione se il Tuileur non ne desse una variante in cui la parola finale è blasfema ed una vedetta sanguinosa. Per noi è sufficiente aver indicato questo dettaglio che non ha che poca connessione con la kabbala giudaica. Il vero significato della “scala misteriosa” a sette gradini che, per la sua forma, ricorda il delta o triangolo, non è affatto quel che dice Rangon, da un lato la morale, e dall’altra la scienza, dovendo esse aiutarsi reciprocamente; essa si trova in ciò che Clavel racconta nella sua storia della Franco-massoneria (3° ed., pag. 352), ove cita il racconto arabo che ha per titolo: storia di Habib e di Doratilgoase: « il cavaliere solleva alla fine un grande velo dietro il quale si trovano i sette mari e le sette isole che si devono attraversare prima di raggiungere Medinazilbalor, la città di cristallo, la Tebe o la Gerusalemme mistica. Queste isole (le sette isole fortunate di Lucien, i sette gradi della scala della magia, le sette stazioni planetarie poste sulla strada di Ames che ritornano in questo mondo di miseria alla luce eterea d’Ormazd, loro vera patria) sono distinte dal nome dei sette colori; e siccome le insegne bianche non sono variate per il primo grado, la prima isola, che deve conquistare Harib, è l’isola bianca. Ma prima di pervenirvi, bisogna che si subisca la prova degli elementi. Se l’eroe resta irremovibile, è per il soccorso del Re filosofo e della parola sacra che vi è incisa ». ma la medesima scala si trova nei Misteri di Mithra. Per rappresentare la purificazione delle anime per il loro passaggio attraverso gli astri, « si faceva salire all’aspirante, una sorta di scala, lungo la quale vi erano sette porte e più in alto, un’ottava. La prima porta era di piombo e la si attribuiva a Saturno. La seconda di stagno, era destinata a Venere; la terza di bronzo, a Juppiter; la quarta, di ferro, a Mercurio; la quinta, di un metallo misto, a Marte; la sesta d’argento, alla Luna, e la settima, d’oro, al Sole. L’ottava porta era quella delle stelle fisse, soggiorno della luce increata e meta finale, alla quale dovevano tendere le anime » (Clavel, pag. 323). È ancora nella kabbala che bisogna cercare l’origine di questa Scala misteriosa a sette gradi. Nella sua dottrina, lo spirito umano esce dalla Saggezza. La Saggezza suprema, chiamata anche l’Eden celeste, è la sola origine dello spirito; l’anima viene dalla séphirah Beltà, e lo spirito animale dall’imo. L’anima prende con dolore il cammino della terra, e viene a discendere in mezzo a noi » (Zohar, Franck, p. 181). L’anima è rischiarata dalla luce dello spirito, da cui dipende interamente. Dopo la morte essa non ha riposo; le porte dell’Eden non gli saranno aperte fintanto che lo spirito non sia risalito verso la sua sorgente, verso l’antico degli antichi, per riempirsi di lui per l’eternità; perché … ogni spirito risale alla sua sorgente » (Ib. p. 175),. L’anima non lascia la terra finché la “regina” non sia venuta a raggiungersi ad essa per introdurla nel palazzo del “re” ove dimorerà eternamente» (Ibid. p. 178. Ora discendendo dalla “Saggezza”, lo spirito deve passare attraverso l’ “Intelligenza”, i tre sephiroth morali ed i tre sephiroth fisici; nel risalire, essa devi passare per i sette medesimi “sette sephiroth” per rientrare nell’Eden. Ecco l’origine della “scala misteriosa” che l’aspirante deve salire per arrivare al 31° grado, alla sephirah “Saggezza”. La kabbala giudaica spiega quasi tutti i misteri del paganesimo e della magia. Con essa i Giudei dominano su di noi. Alla tomba di Saint-Jacques (Molay) il candidato pronunzia ancora quattro maledizioni; ma prima di ciò gli si ordina di afferrare la corona e la tiara e di calpestarle coi piedi. – Si sottolinea con questo atto che la vendetta dell’ordine deve cadere non più su Filippo il Bello e Clemente V, morti da vari secoli, ma su “chi di diritto”, e cioè sui successori nell’ufficio pontificale e nella dignità reale. Cosa hanno calpestato i tuoi piedi? – Risp. “Delle corone reali e delle tiare papali” (p. 386). Dopo i voti augurali, l’aspirante è consacrato Kadosch, Iniziato perfetto, cavaliere dell’aquila bianca e nera, cosa che significa: “sacerdote del «buon principe ermafrodito”, “sacrificatore di lucifero” ». – Doman.: “perché noi siamo Kadosch?” – Risp.: “Per combattere ad oltranza ed incessantemente ogni ingiustizia, ogni oppressione, sia che vengano da Dio, dal re, o dal popolo”. – Dom.: “In virtù di quale diritto?” – Risp.: “Mischtar, del governo (dell’ordine)”. – Dom.: “Che cos’è un perfetto Kadosch?” – Risp. : “Colui che ha prestato un giuramento irrevocabile di sostenere, fianco a fianco, i princìpi dell’ordine, di difendere, fianco a fianco, la causa della Verità e dell’Umanità contro ogni autorità usurpata, o abusiva, o irregolare, sia essa politica o militare, o religiosa, e di punire senza pietà i traditori dell’ordine”. Il colmo dell’odio satanico contro Dio è ben espresso dal gesto simbolico dei Kadosch, nel corso del loro banchetto nel bere, al sesto brindisi, si immerge il pugnale nel bicchiere di vino rosso; nel mentre colano le gocce che figurano il sangue, si grida tutti insieme: “Deus sanctus, Nokem; “dio santo, vendetta!”. Dopo aver bevuto, si da un colpo di pugnale verso il cielo gridando: Nekam, Adonai; “Vendetta! Adonai!” vendetta contro te, il Dio dei cristiani, vendetta per tutto il male inflitto a lucifero! Al settimo brindisi si porta una bevanda infiammabile; si accende la fiamma e, alla sinistra luce delle fiamme bluastre dello spirito del vino, i sacerdoti di satana brandiscono il pugnale contro il cielo, cantano il loro cantico di Kadosch e finiscono ripetendo la loro invocazione a lucifero: “dio santo, vendetta!” e la loro sfida a Dio: vendetta Adonai!” – Si ripone il pugnale al suo posto, ed il gran maestro dice: Phagal-khol, egli ha annientato tutto; gli assistenti rispondono: “Pharas-khol”, egli ha schiacciato tutto. Ed il sinistro banchetto dell’aeropago è terminato.

I re della terra si sono sollevati, ed i principi si sono riuniti contro il Signore e contro il suo Cristo, dicendo: rompiamo i loro lacci e gettiamo lontano da noi il loro giogo! Colui che abita nei cieli si ride di essi, ed il Signore li schernisce dall’alto” (Ps. II).

Ricapitolando questo grado per trovarvi la Sephirah dell’Intelligenza, noi vediamo il candidato scrivere e firmare, nella camera nera, la domanda di ammissione alle più alte conoscenze, nonostante la sua persuasione di trovarsi in una sfera soprannaturale e diabolica. In questa supplica, noi troviamo un nuovo patto con il quale si impegna, in piena consapevolezza, ad andare avanti nel cammino scabroso. Noi lo seguiremo nel caveau del sepolcro, ove commette, con cognizione di causa, un omicidio simbolico sulle teste del Papa e del re. – Nella camera blu, la seconda, entra nel “tempio della Saggezza” e vi offre, in ginocchio, il suo sacrificio all’angelo della luce; ancora un atto di demonolatria! Nella camera blu si decreta che l’aspirante deve “seguire la sua sorte”. Quale sorte? Di dover commettere nel camerino nero un omicidio reale, se non materiale, almeno formale. Nella camera rossa infine, egli sale la scala misteriosa a sette gradini, il numero sette che torna sovente in questo grado, ed in tutte le occasioni in cui si tratta di spiriti maligni, ci ricorda le sette “daeva” dei zoroastriani dei quali abbiamo parlato più in alto. Gli iniziati alla magia, presso i persiani, salivano una scala misteriosa assolutamente simile ai sette doppi gradini. Il neofita è censito, nel salire, con i sette cori dei demoni, come, nella sua ammissione nel coro di lucifero, è stato incorporato ai silfi e ai cherubini. Ci sarebbe da scrivere un libro sui sette cori degli spiriti. Qui è sufficiente constatare il progresso fatto dal candidato nella assimilazione con l’angelo della luce. Egli ha ricevuto il dono dell’intelligenza; egli ha compreso l’interno della “corte” che gli si era aperta al 27° grado. – Ancora questa notazione importante: in questo grado, la doppia aquila, non porta ancora la “corona”, se bisogna credere alla rappresentazione che ne da Leon Taxil.

Il cavaliere kadosh, quindi, è un tale che con giuramento solenne ed irrevocabile, offre incenso a satana, glorifica con invocazioni lucifero, commette un omicidio rituale, formale o all’occasione materiale, sale la scala a sette gradini, secondo un rituale gnostico di magia pagana, calpesta la corona e la Tiara simbolo del Papato, giura odio contro Dio e la Religione cristiana, brinda con un pugnale verso il cielo gridando “Deus sanctus, nokem”, cioè: dio santo [lucifero] vendetta!” e “Adonai, nokem”: “Vendetta Adonai”! Il cardinale A. Lienart, nel 1924 viene consacrato “cavaliere kadosh”, 30° grado della Massoneria, “sacrificatore di lucifero”, “iniziato perfetto”, “cavaliere dell’aquila bianca e nera”, cosa che significa: “sacerdote del buon principe ermafrodito”! Un bel traguardo, non c’è che dire! Questa è la radice occulta del tradizionalismo pseudo-cattolico acefalo: “Adonai nokem”!

(Continua...)

N.S.dellaGuardia
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Gonzalo Carlos Novillo lapeyra
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