Francesco Federico
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Pompei, l’ultima sensazionale scoperta: una natura morta in un’antica casa ritrae l’antenato della pizza

27 Giu 2023 13:42 - di Bianca Conte
Un antenato della pizza scoperto in una natura morta emersa dai nuovi scavi di Pompei. Quanto meno, il primo impatto visivo sembra illudere proprio che quella immortalata su un dipinto pompeiano di 2000 anni fa. Emerso in questi giorni nell’ambito dei nuovi scavi nell’insula 10 della Regio IX. Riproduca quella magica mistura di pochi ingredienti. Poi però, riflettendo a mente fredda, ci si ritrova a rinnegare la suggestiva ipotesi. Perché a rigore, la datazione dell’ultimo ritrovamento delegittima ogni illusione ottica. All’epoca infatti, come noto mancavano alcuni dei componenti più caratteristici della ricetta: ovvero pomodori e mozzarella. Ma c’è un’altra spiegazione che giustifica l’incredibile parallelo…

Pompei, scoperta una natura morta sulla parete di un’antica casa: ritrae l’antenato della pizza

Eppure, sembra proprio una pizza quella immortalata su un dipinto pompeiano di 2000 anni fa. E allora, alle prese con la sensazionale scoperta, da una prima analisi iconografica dell’affresco con natura morta, gli esperti ipotizzano che ciò che era rappresentato sulla parete di un’antica casa pompeiana potrebbe essere un lontano antenato della pietanza moderna, elevata a patrimonio dell’umanità nel 2017 in quanto “arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano”.

L’analisi iconografica della scoperta e i punti a sostegno della sua interpretazione

Dunque, come spiegano gli archeologi del Parco Archeologico di Pompei, informa il Mic in una nota, si suppone che accanto a un calice di vino, posato su un vassoio di argento, sia raffigurata una focaccia di forma piatta che funge da supporto per frutti vari (individuabili un melograno e forse un dattero), condita con spezie o forse piuttosto con un tipo di pesto (moretum in latino), indicato da puntini color giallastro e ocra.

I rimandi storici e letterari del dipinto scoperto a Pompei

Inoltre, presenti sullo stesso vassoio, frutta secca e una ghirlanda di corbezzoli gialli, accanto a datteri e melograni. Tale genere di immagini, noto in antico con il nome xenia, prendeva spunto dai “doni ospitali” che si offrivano agli ospiti secondo una tradizione greca, risalente al periodo ellenistico (III-I secolo a.C.). Dalle città vesuviane si conoscono circa trecento di queste raffigurazioni, che spesso alludono anche alla sfera sacra, oltre a quella dell’ospitalità.

E quel richiamo, tra sacro e profano, frugalità e lusso, alla pizza

«Oltre all’identificazione precisa dei cibi rappresentati – commenta allora il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, elaborata poi da autori di epoca romana-imperiale come Virgilio, Marziale e Filostrato. Penso al contrasto tra un pasto frugale e semplice, che rimanda a una sfera tra il bucolico e il sacro, da un lato. E il lusso dei vassoi d’argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie, dall’altro. Come non pensare allora, a tal proposito, alla pizza: anch’essa nata come un piatto “povero” nell’Italia meridionale. Un piatto che ormai ha conquistato il mondo, servito anche in ristoranti stellati»…

Non solo richiami storici ed estetici…

Ma c’è solo un tema estetico e storico a cui l’ultimo straordinario rinvenimento di Pompei rimanda. A sostenere la tesi della scoperta di un antenato della pizza nella natura morta appena spuntata dagli scavi, ci sarebbe anche un altro dato significativo, legato al luogo del ritrovamento. Ossia: l’affresco è stato rinvenuto nell’atrio di una casa dell’Insula 10 della Regio IX in corso di scavo, a cui era annesso un panificio. Una sorta di forno dell’antichità, già esplorato in parte tra il 1888 ed il 1891, e le cui indagini sono state riprese a gennaio scorso.

Quell’ingresso al settore produttivo del forno che lascia immaginare che…

Ebbene, le strutture scavate nell’800 e parzialmente a vista facevano già supporre la presenza di un ampio atrio con la classica successione degli ambienti sul lato orientale. E, sul lato opposto, l’ingresso al settore produttivo del forno. L’atrio è stato liberato dal materiale di risulta degli scavi ottocenteschi, rivelando il crollo delle coperture, all’interno dello strato di pomici bianche e una porzione residuale degli strati vulcanici da flusso (cineriti) nel settore meridionale. Non a caso, negli ambienti di lavorazione vicini al forno, nelle settimane passate sono stati rinvenuti gli scheletri di tre vittime.

Pompei, il ministro Sangiuliano: «Uno scrigno che rivela sempre nuovi tesori»

Un mondo ancora tutto da scoprire e decodificare, insomma, quello di Pompei, su cui Gennaro Sangiuliano è tornato a ribadire: «Pompei non finisce mai di stupire. Uno scrigno che rivela sempre nuovi tesori», ha commentato il ministro della Cultura. Aggiungendo: «Al di là della questione di merito su cui parleranno gli studiosi, va sottolineato il valore globale di questo sito, al quale stiamo dedicando le nostre cure, con la chiusura del Grande Progetto Pompei. Ma anche con l’avvio di nuove iniziative». Perché, ha poi concluso Sangiuliano, «la tutela e lo sviluppo del patrimonio, in ossequio all’art. 9 della Costituzione, sono una priorità assoluta».

Pompei, l'ultima sensazionale scoperta: una natura morta in un'antica casa ritrae l'antenato della pizza - Secolo d'Italia

Archeologia, l'antenato della pizza scoperto a Pompei
alda luisa corsini
Più che scomodare la pizza io individuerei in quell'oggetto piano con l'orlo ingrossato e arrotondato una forma di piatto in terra sigillata dal caratteristico colore rosso, più o meno scuro, a volte tendente all'arancione, facente parte sicuramente di un servizio fine da mensa.
alda luisa corsini
A meno che non avessero eccezionalmente tagliato orizzontalmente la parte inferiore sporgente del pane, anche se l'uso comune prevedeva il taglio delle fette, segnate prima della cottura, che insieme alla base dovevano costituire una sorta di pinsa o tasca con cui prendere il cibo.
alda luisa corsini
Francesco Federico
Dobbiamo intenderci sul significato della parola "pizza". Nell'italiano regionale che si parla nel torinese con il termine di "pizza" si intende sia la pizza napoletana che la focaccia ligure, quella, per intenderci, condita solo con olio d'oliva e sale: a pochi chilometri di distanza, in provincia di Asti e di Cuneo, e ovviamente a Genova quella che a Torino si chiama "pizza" viene chiamata "focaccia …Altro
Dobbiamo intenderci sul significato della parola "pizza". Nell'italiano regionale che si parla nel torinese con il termine di "pizza" si intende sia la pizza napoletana che la focaccia ligure, quella, per intenderci, condita solo con olio d'oliva e sale: a pochi chilometri di distanza, in provincia di Asti e di Cuneo, e ovviamente a Genova quella che a Torino si chiama "pizza" viene chiamata "focaccia" e con la parola "pizza" si intende esclusivamente quella napoletana.
Certamente va detto che, non essendo ancora stata scoperta l'America, i romani non conoscevano i pomodori per cui il condimento era privo del succo di questa solanacea.
Francesco Federico
Un particolare curioso: quando Enea approdò nelle isole Strofadi venne perseguitato dalle Arpie che le abitavano.
Qui l'Arpia Celeno gli profetizzò che sarebbe arrivato in Italia ma per la fame avrebbe dovuto mangiare anche i "piatti"!. Ed in effetti, mangiando la pizza si trovò a mangiare sia il condimento che il suo contenitore, cioè "il piatto"
alda luisa corsini
Certamente, per pizza in questo caso gli articolisti di giornale intendono il tondo quasi piatto di pasta o focaccia. Infatti il "condimento" non è un condimento trattandosi di un melograno
Francesco Federico
@alda luisa corsini vi è un altro elemento, nel dipinto parietale, che mi lascia perplesso: si nota un frutto del tutto simile ad un ananas che tutti i testi considerano di origine caraibica. Vi è raffigurato un cesto di frutta, tra cui spicca una figura dalle forti somiglianze con l'ananas, con il tipico colore, la caratteristica infiorescenza a spiga e le scaglie. Ad incuriosire è proprio la …Altro
@alda luisa corsini vi è un altro elemento, nel dipinto parietale, che mi lascia perplesso: si nota un frutto del tutto simile ad un ananas che tutti i testi considerano di origine caraibica. Vi è raffigurato un cesto di frutta, tra cui spicca una figura dalle forti somiglianze con l'ananas, con il tipico colore, la caratteristica infiorescenza a spiga e le scaglie. Ad incuriosire è proprio la possibile presenza di un frutto originario dell'America tropicale, giunto in Europa solo dopo i viaggi di Cristoforo Colombo.
Un'interpretazione plausibile è che l'autore abbia voluto raffigurare una pigna con un ciuffo di aghi di pino. Potrebbe tuttavia trattarsi di una specie di raro ananas africano.
alda luisa corsini
No, si tratta di corbezzoli gialli uniti a ghirlanda , datteri e melograno.
alda luisa corsini
Da oltre-la-notte.blogspot.com/2023/07/pompei-tornato-alla-luce-un-affresco.html: Sembra una pizza, ma è invece un suo "antenato" il piatto dipinto in un affresco scoperto dagli archeologi negli scavi nell'insula X della Regio IX a Pompei.
Si suppone che accanto a un calice di vino, posato su un vassoio d'argento, sia raffigurata una focaccia di forma piatta che funge da supporto per frutti …Altro
Da oltre-la-notte.blogspot.com/2023/07/pompei-tornato-alla-luce-un-affresco.html: Sembra una pizza, ma è invece un suo "antenato" il piatto dipinto in un affresco scoperto dagli archeologi negli scavi nell'insula X della Regio IX a Pompei.
Si suppone che accanto a un calice di vino, posato su un vassoio d'argento, sia raffigurata una focaccia di forma piatta che funge da supporto per frutti vari (individuabili un melograno e, forse, un dattero), condita con spezie o forse piuttosto con un tipo di pesto (moretum in latino), indicato da puntini color giallastro e ocra.
Sullo stesso vassoio sono presenti anche frutta secca ed una ghirlanda di corbezzoli gialli, accanto a datteri e melograni. Questo tipo di immagini, noto in antico con il nome xenia, prendeva spunto dai doni che si offrivano agli ospiti secondo una tradizione greca, risalente al periodo ellenistico (III-I secolo a.C.). Dalle città vesuviane si conoscono circa 300 di queste raffigurazioni, che spesso alludono anche alla sfera sacra, oltre a quella dell'ospitalità, senza che tra le attestazioni rinvenute finora ci sia un confronto puntuale per l'affresco recentemente scoperto, che colpisce anche per la sua notevole qualità di esecuzione.
"Oltre all'identificazione precisa dei cibi presentati - commenta il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel - ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, elaborata poi da autori di epoca romana-imperiale come Virgilio, Marziale e Filostrato. Penso al contrasto tra un pasto frugale e semplice, che rimanda ad una sfera tra il bucolico e il sacro, da un lato, e il lusso dei vassoi d'argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie dall'altro. Come non pensare, a tal proposito, alla pizza, anch'essa nata come un piatto povero nell'Italia meridionale, che ormai ha conquistato il mondo e viene servito anche in ristoranti stellati".
L'affresco è stato rinvenuto nell'atrio di una casa a cui era annesso un panificio, già esplorato in parte tra il 1888 ed il 1891 e le cui indagini sono state riprese a gennaio scorso. Le strutture scavate nell'Ottocento e parzialmente a vista facevano già supporre la presenza di un ampio atrio con la classica successione degli ambienti sul lato orientale e, sul lato opposto, l'ingresso al settore produttivo del forno. Negli ambienti di lavorazione vicini al forno sono stati rinvenuti gli scheletri di tre vittime.