“Don Corrado” ma non troppo – Del Cardinale Reto Nay
(immagine: Un cardinale che non si vergogna di esserlo)
Marco Tarquinio, il direttore di Avvenire, è ancora affascinato per l'opera del Cardinale Konrad Krajewski, l’elettricista dello Spin Time Labs a Roma e operatore elettorale della Lega, e lo sta facendo oggetto (o vittima) di un tentativo di canonizzazione precoce.
Tarquinio ha esternato le sue emozioni sotto il titolo: “Quella telefonata di don Corrado (Krajewski): la via della vicinanza e della carità” (Avvenire.it, 1° giugno).
L'articolo inizia con una lettera di Francesco Paolo Guarneri, palermitano 31enne, medico, membro del [ex-]Sovrano Militare Ordine di Malta.
Guarneri esprime le sue emozioni per una telefonata ricevuta dal Cardinale Krajewski a cui aveva scritto dieci giorni prima ringraziandolo per la sua attività illegale di elettricista che peraltro non sarebbe stata ‘necessaria’ se Krajewski avesse semplicemente pagato la bolletta arretrata di 300'000 Euro senza che la sinistra avesse saputo quel che faceva la [ex-]destra (Mt 6,3).
Le emozioni di Guarneri raggiungono l’apice quando Krajewski si presenta al telefono come “don Corrado”.
Guarnieri, realizzando chi aveva al telefono esclama: «Eminenza!»
Ma guarda un po’! Scrive Guarneri: “Dal suo breve silenzio ho capito che il mio interlocutore non si identificava più di tanto con questo appellativo...”
Da buon siciliano, Guarnieri comprese l’omertà del don Cardinale e tirò le dovute conseguenze: “A quel punto titubavo nel chiamarlo ancora ‘eminenza’."
Nel suo commento, Tarquinio si ricorda che Krajewski, come “tanti altri vescovi e alti prelati”, ama – “e non per vezzo” – essere riconosciuto con quel "don". Secondo lui “prima di tutto” anche il cardinale resta sacerdote, “un prete”. Ma questo è un discorso a metà strada.
No, caro Tarquinio, casomai, prima di tutto, le nostre Eminenze sono diaconi, non sacerdoti, al meno sulla scala clericale. Il canone 350 del codice di diritto canonico pure identifica tre ordini nel Collegio Cardinalizio: ordine episcopale, ordine presbiterale e ordine diaconale.
Perché non li chiamiamo dunque “diaconi” o, persino, “laici” perché prima di tutto erano laici, anzi, prima del battesimo anche pagani. Il Cardinale di Wellington, Nuova Zelanda, ha addirittura suggerito di chiamare tutti “Konrad” o “Jorge Mario”, per togliere qualsiasi traccia di “clericalismo”. Perché non andiamo fino in fondo?
La cosa è molto più semplice, carissimo “don Corrado”. Se voi rimanere “don” e non essere “eccellente” o “eminente”, allora non farti vescovo e cardinale.
Ma se già hai accettato la nomina, non ti resta altro che essere “eccellente” o “eminente” perché l’incarico che hai accettato è eccellente e addirittura eminente.
Altrimenti, se i cardinali fanno ormai finta di sentirsi semplici “preti”, allora chi potrebbe proibire al semplice prete di sentirsi “Cardinale”?
Marco Tarquinio, il direttore di Avvenire, è ancora affascinato per l'opera del Cardinale Konrad Krajewski, l’elettricista dello Spin Time Labs a Roma e operatore elettorale della Lega, e lo sta facendo oggetto (o vittima) di un tentativo di canonizzazione precoce.
Tarquinio ha esternato le sue emozioni sotto il titolo: “Quella telefonata di don Corrado (Krajewski): la via della vicinanza e della carità” (Avvenire.it, 1° giugno).
L'articolo inizia con una lettera di Francesco Paolo Guarneri, palermitano 31enne, medico, membro del [ex-]Sovrano Militare Ordine di Malta.
Guarneri esprime le sue emozioni per una telefonata ricevuta dal Cardinale Krajewski a cui aveva scritto dieci giorni prima ringraziandolo per la sua attività illegale di elettricista che peraltro non sarebbe stata ‘necessaria’ se Krajewski avesse semplicemente pagato la bolletta arretrata di 300'000 Euro senza che la sinistra avesse saputo quel che faceva la [ex-]destra (Mt 6,3).
Le emozioni di Guarneri raggiungono l’apice quando Krajewski si presenta al telefono come “don Corrado”.
Guarnieri, realizzando chi aveva al telefono esclama: «Eminenza!»
Ma guarda un po’! Scrive Guarneri: “Dal suo breve silenzio ho capito che il mio interlocutore non si identificava più di tanto con questo appellativo...”
Da buon siciliano, Guarnieri comprese l’omertà del don Cardinale e tirò le dovute conseguenze: “A quel punto titubavo nel chiamarlo ancora ‘eminenza’."
Nel suo commento, Tarquinio si ricorda che Krajewski, come “tanti altri vescovi e alti prelati”, ama – “e non per vezzo” – essere riconosciuto con quel "don". Secondo lui “prima di tutto” anche il cardinale resta sacerdote, “un prete”. Ma questo è un discorso a metà strada.
No, caro Tarquinio, casomai, prima di tutto, le nostre Eminenze sono diaconi, non sacerdoti, al meno sulla scala clericale. Il canone 350 del codice di diritto canonico pure identifica tre ordini nel Collegio Cardinalizio: ordine episcopale, ordine presbiterale e ordine diaconale.
Perché non li chiamiamo dunque “diaconi” o, persino, “laici” perché prima di tutto erano laici, anzi, prima del battesimo anche pagani. Il Cardinale di Wellington, Nuova Zelanda, ha addirittura suggerito di chiamare tutti “Konrad” o “Jorge Mario”, per togliere qualsiasi traccia di “clericalismo”. Perché non andiamo fino in fondo?
La cosa è molto più semplice, carissimo “don Corrado”. Se voi rimanere “don” e non essere “eccellente” o “eminente”, allora non farti vescovo e cardinale.
Ma se già hai accettato la nomina, non ti resta altro che essere “eccellente” o “eminente” perché l’incarico che hai accettato è eccellente e addirittura eminente.
Altrimenti, se i cardinali fanno ormai finta di sentirsi semplici “preti”, allora chi potrebbe proibire al semplice prete di sentirsi “Cardinale”?