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Trasgressioni al Decalogo ed esposizione alle catastrofi. Di Isabella Spanò

(RadioSpada.org) L’ennesima rovinosa alluvione che ha colpito il territorio italiano – quella di Ischia, già pesantemente alluvionata il 5 novembre 2017 – ha fatto riemergere, per l’altrettanto ennesima volta, l’ineludibile domanda: le catastrofi naturali sono una punizione di Dio per i peccati?

Roberto de Mattei aveva suscitato molte polemiche quando, a proposito del terremoto del 2011 in Giappone, aveva sostenuto la tesi della punizione divina all’origine dei cataclismi.

Don Daniele Di Sorco (FSSPX), commentando tali dichiarazioni (1), ha scritto: “gli eventi naturali – fausti o infausti che siano – dipendono in ultima analisi dalla causalità divina, che può permettere il male in vista di un maggior bene.

Tale male può configurarsi anche (non soltanto) come una punizione, un ammonimento, non rivolto alle persone coinvolte, come se esse soltanto fossero peccatrici, ma all’umanità in generale. Che la radice morale del male sia il peccato, nel senso che è il peccato originale ad aver segnato l’ingresso del male nel mondo, è il dogma fondamentale della fede cattolica. Altrimenti dovremmo ritenere che il male è stato positivamente voluto da Dio, il che ripugna”.

E ha aggiunto: “Se la morte, radice ed essenza del male morale, è conseguenza del peccato, e precisamente del peccato originale, non si vede per quale ragione il male fisico dovrebbe dipendere da altre cause; né si vede perché le calamità individuali e collettive non possano essere concepite anche nella prospettiva di un castigo, alla luce dei principi teologici che abbiamo esposto sopra.

Del resto, l’antico Testamento ridonda di punizioni positivamente permesse da Dio in vista della conversione del suo popolo o di qualche persona in particolare, o ancora come esempio da lasciare ai posteri. Alcuni hanno obiettato che il nuovo Testamento modificherebbe radicalmente questo concezione.

Ma un simile modo di pensare tradisce un’erronea nozione sia del valore della rivelazione mosaica sia del rapporto tra essa e il messaggio evangelico. I libri dell’antico Testamento, infatti, sono divinamente ispirati, al pari di quelli del nuovo. […] L’antico e il nuovo Testamento non sono opposti, ma complementari. Metterli in contrapposizione quanto alla sostanza della dottrina, significa cadere nell’errore degli antichi gnostici, i quali giungevano a sostenere che il Dio dell’antico Testamento fosse diverso dal Dio del nuovo”.

In effetti, la Bibbia è piena di storie che descrivono come Dio ha mostrato in concreto il Suo giudizio sulle persone e sulle nazioni che hanno disobbedito ai Suoi insegnamenti. Esempi emblematici sono il diluvio universale, la distruzione di Sodoma e Gomorra, l’invasione della Babilonia e la deportazione del popolo ebraico, la pestilenza in Egitto dopo il rifiuto di liberare il medesimo popolo ebraico.

La continuità di tali moniti tra antico e nuovo Testamento è parte dell’autentica dottrina cattolica.

Non ritenere, d’altronde,che il Signore possa intervenire direttamente negli eventi umani per realizzare la propria Somma Volontà, e pertanto anche con finalità pedagogiche, fa parte delle proposizioni condannate nel Sillabo, precisamente la seconda, che recita – erroneamente, appunto – “È da negare qualsiasi azione di Dio sopra gli uomini e il mondo”.

E sebbene a tanti eventi di presunta origine soprannaturale può essere accordata la sola fede umana, resta pur vero che hanno segnato la Storia fatti eclatanti a cui con molta difficoltà un cattolico può negare una derivazione celeste.

Tra questi fatti, svariate sono le credibili apparizioni della Madonna, la quale non poche volte ha dichiarato il nesso tra il peccato e la punizione espressa in catastrofi naturali.

Ad esempio, la Madonna alla Salette, il 19 settembre 1846, legò la carestia appena abbattutasi sulla regione all’inosservanza del terzo comandamento, “Ricordati di santificare le feste”. La Vergine Santa, infatti, disse ai piccoli Melania e Massimino:

“Vi ho dato sei giorni per lavorare, mi sono riservato il settimo, e non me lo volete concedere. È questo che appesantisce tanto il braccio di Mio Figlio! […] Se il raccolto si guasta la colpa è vostra. Ve l’ho fatto vedere l’anno passato con le patate: voi non ci avete fatto caso. Anzi quando ne trovavate di guaste bestemmiavate il nome di Mio Figlio. Esse continueranno a marcire e quest’anno, a Natale non ve ne saranno più… […] Voi non capite, figli Miei, ve lo dirò in altro modo: se avete del grano, non seminatelo. Quello seminato sarà mangiato dagli insetti e quello che maturerà cadrà in polvere al momento della battitura. Sopraggiungerà una grande carestia. Prima di essa i bambini al di sotto dei sette anni saranno colpiti dai tremiti e moriranno tra le braccia di coloro che li terranno. Gli altri faranno penitenza con la carestia. Le noci si guasteranno e l’uva marcirà […] Se si convertono, le pietre e le rocce si muteranno in mucchi di grano e le patate nasceranno da sole nei campi”.

Sono parole della Santissima Vergine comunque piuttosto note, anche se troppo obliate.

Ma quello che, invece, molti non sanno è che il discorso della Salette a proposito delle conseguenze del mancato rispetto del terzo comandamento ha un precedente storico in Italia. In provincia di Chieti, in una frazione di Casalbordino poi denominata Miracoli, infatti, l’11 giugno del 1576 Maria Santissima era già apparsa ad un anziano contadino, Alessandro Muzio, come annotato in un antico documento parrocchiale dal figlio don Giuseppe Muzio (si riporta in calce il testo del documento in lingua volgare originale), chiedendo di rispettare il terzo comandamento. Il giorno precedente, infatti, si era alzata una tremenda tempesta che aveva distrutto tutti i raccolti.

La Madonna si mostrò all’uomo mentre questo si stava recando a controllare il proprio campo e lo esortò ad andare a riferire all’arciprete di predicare l’osservanza dei giorni festivi, perché talora Gesù per queste inosservanze manda sulla Terra “grandine, tempesta, venti nocivi”. L’episodio fu così eclatante, e accompagnato da talmente tanti fatti prodigiosi, che in quello stesso luogo dell’apparizione fu edificato il Santuario della Madonna dei Miracoli, che ha anche dato alla frazione l’odierna denominazione.

Nell’Ottocento, grazie all’intervento del Benedettino P. D. Idelfonso Tiberio, benedettino, si iniziò a preparare l’incoronazione della Madonna dei Miracoli. L’Arcivescovo di Chieti dell’epoca, il cappuccino Mons. Rocco Cocchia, ottenne il permesso necessario e l’11 giugno del 1899 pose dunque una corona d’oro sulla venerata effigie.

Con tutto ciò, resta dimostrato che anteporre lavoro e guadagno alla lode dovuta a Dio, lungi dal consentire di produrre di più, comporta inevitabilmente distruzioni anche sul piano materiale.

E gli altri comandamenti? È lecito e conseguente pensare che anche per le altre trasgressioni l’uomo attiri su di sé l’ira di Dio. Ma oggi troppa predicazione, ahimè, omette di ricordare questi elementari concetti. Con molto nefaste conseguenze.



Dal documento parrocchiale contenente il resoconto dell’apparizione a Miracoli:

“Andando Alex. Mutio di Pollutro vecchio di settant’anni in circa, homo stimato da bene, di bona vita, et timoroso di Dio in giorno di lunodi, festa seconda della santa Pentecoste, undici di Giugno, et festa di S. Barnaba nell’anno 1576 avante la celebratione della Messa con la corona in mano, recitando et dicendo una terza parte del Rosario, essendo in quello molto devoto, per vedere il suo campo di grano, seminato allo piano del laco territorio di Casalbordino, et essendo quasi avvicinato a detto Campo, udì sonare la campana di detta terra di Casalbordino, che s’alzava il santissimo sacramento del corpo di Nostro Signore nella santa Messa s’ inginocchiò devotamente per adorare quel santissimo sacramento come cristiano dicendo; Deh Signore et redentore della generatione humana, che discendesti dal Cielo ha prendere carne humana nel Ventre della gloriosissimo Vergine Maria Madre tua santissima, et rina principalissima advocata per atto di vera carità, solo per redimere il gener humano, habbi compassione di me scelerato peccatore: subbito in quello dire gl’apparve la Madre di gratia et di Misericordia dicendogli, deh mio devoto non dubitare, sappi che hier’ sera il mio figliolo unigenito per li molti peccati che si commettono quotidianamente dalli cristiani haveva determinato di distruggere tutto il mondo con la grandine, et tempesta giaché in esso giorno ad hora di vespero si mutò il tempo con grandissimo vento, pioggia et grandine, che si auspicava che tutti li seminati erano persi, sopragiungendogli, o devoto mio, andate pure allegramente al vostro campo che non vi è danno veruno, tornate poi, et dite al vostro Arciprete che faccia osservare li giorni festivi che per tale causa, alle volte il mio figliolo manda sopra la faccia della terra grandine, tempesta, venti nocivi: detto questo disparve. Raccontò egli che quanto apparse quello bosco era pieno di splendore et lume, et in esso loco, dove la Regina dei Cieli si fermò, restò asciutto, essendo il terreno fangoso, et bagnato dall’acqua dello giorno precedente: detto Vecchio s ‘alzò in piedi tutto allegro, et contendo et andò à detto campo di grano, dove non vi trovò danno alcuno, et poi tornò alla terra di Pollutro non ritrascendo altrimenti alla sua casa, et andò a trovare il detto Arciprete, che per nome si chiamava D. Mariano Diddono della terra di Latessa alle cui parole hebbe credito, et subbito fu avvisato il Molto Reverendo Vicario d’Arbona a quel tempo in Lanciano chiamato D. Gio: Tom Mancino, homo di grande littere, et dottore savio et prudente, et scrittogli il caso successo, subbito senza dare di mora, se ne venne a pigliare informatione della vita di detto Alexandro, et ci esamino genti di Pollutro et anco di Casalbordino, et certificato della bona vita, riconobbe anche il loco asciutto, dove era stata la Madonna santissima et diede ordine, se li fabricasse la Chiesa ad honore suo, essendo esso il primo a buttarci la pietra, creando li procuratori, Geronimo di Geronimo et Giovanni Fatalone di detta terra di Casalbordino, li quali in breve tempo, e nell’istesso anno ferno fabbricare una chiesiola con un altarino et imagine di detta gloriosissima Vergine Maria, et in piede d’essa imagine vi stava detto Alessandro, come al presente sta, benché poi detta Chiesa s’ingrandita, alzato lo capo altare, dipingendosi di bellissime figure, oltre l’altre due altari del Carmine et Costantinopoli, et altri ornamenti, dove fiorisce di devotione, et miracoli per virtù d’essa gloriosissima Vergine, la quale sia sempre propitia, et advocata à suoi devoti. D. G. Mutio figlio di detto Alexandro, senza fintione ho scritto detto successo di propria mano”.



(1) – IL TERREMOTO DI DE MATTEI O DEL SISMA DELLA FEDE

Fonte immagine: Pixabay
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