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Agostino e Bergoglio. Di Martino Mora

(RadioSpada.org) Su proposta dell’Autore, volentieri offriamo questo intervento decisamente pungente. Martino Mora ha recentemente pubblicato per le Edizioni Radio Spada L’incenDiario. Cronache della dissoluzione.

[Qualche giorno fa] si festeggiava Sant’Agostino d’ippona (334-430), uno dei più grandi pensatori della cultura occidentale, nonché uno dei maggiori Padri e dottori della Chiesa. E’ il più grande filosofo della storia cristiana, e probabilmente colui che ha affrontato più profondamente – tanto da pensatore che da mistico – il problema del Male.

Per questi motivi oggi è un pensatore decisivo tanto per comprendere il mondo attuale, quanto per comprendere la crisi della Chiesa.

Che cosa ha fatto infatti la Chiesa degli ultimi sessant’anni se non prendere il pensiero del dottore di Ippona e ribaltarlo completamente? Non c’è un solo aspetto del suo pensiero dal quale – senza peraltro mai ovviamente rivedicarlo – il clero conciliare e modernista non si sia disfatto per affermare l’esatto contrario.

Intendiamoci: è avvenuta la stessa cosa per gli altri Padri, come l’immenso Sant’Ambrogio, per dirne uno solo, o per gli Scolastici, come il gigantesco San Tommaso, sempre per dirne uno solo. Ma nel caso di Agostino tutto è particolarmente evidente. Il modernismo è infatti l’antitesi totale dell’agostinismo. Potremmo dire che oggi Jorge Mario Bergoglio sarebbe la più radicale antitesi di Agostino, ma il confronto con uno dei più grandi pensatori, scrittori, nonché santi della storia non regge proprio. Ma davvero Bergoglio è Agostino ribaltato, messo a testa in giù (metafora che a Bergoglio piace molto quando parla della “sua” Chiesa come “piramide rovesciata”) se non a livello di pensiero (non si può ribaltare un gigante) almeno a livello di dichiarazioni. Per la comprensione di questo aspetto decisivo, sintetizzo brevemente i punti salienti del pensiero del santo di Ippona:

1) La dottrina delle due Città, quella di Dio, e quella terrena (il “mondo” in senso evangelico), nella storia sempre in lotta tra loro. Gerusalemme e Babilonia, Abele e Caino. L’amor Dei contro l’amor Sui. Da una parte Dio, dall’altra l’Io. Contrapposizione che si sovrappone, senza ovviamente negarla, a quella evangelica tra Dio e Mammona (la ricchezza materiale).

Ebbene: basta leggere il discorso conclusivo di Paolo VI, del dicembe del 1965, per comprendere come Il Concilio Vaticano II sia stato la negazione dell’opposizione – in nome di una utopistica riconciliazione – tra le due Città. Da allora la Chiesa guarda con “simpatia “ al mondo, alla Città terrena.

2) Il rifiuto totale dell’eresia pelagiana, che vide per anni Agostino contrapporsi a chi, come il monaco irlandese Pelagio, sosteneva che l’uomo possa salvarsi senza la Grazia. Da ciò il principio cattolico dell’Extra ecclesiam nulla salus.

Ebbene, una delle componenti tipiche della Chiesa conciliare è questo neopelagianesimo riservato a tutti: atei, agnostici ed esponenti delle altre religioni, che seppur non affermato dogmaticamente (sarebbe impossibile) è diventato la nuova dottrina ufficiosa della Chiesa. La Grazia e la fede in Cristo non sono più la condizione necessaria della salvezza. Quindi, extra ecclesiam salus.

3) Agostino, come gli altri Padri e dottori, riteneva che per “Israele” non vi fosse salvezza senza previa conversione a Cristo. Prima il Concilio (nel documento Nostra Aetate) poi Wojtyla e Ratzinger hanno negato questa dottrina, affermando, pur con qualche occasionale incertezza, che della conversione “Israele” non ha bisogno.

4) Tutte le religioni pagane sono per Agostino non solo idolatriche, ma addirittura demoniche, in quanto i falsi dei sono demoni. Da papa Wojtyla in poi la Chiesa si è aperta al dialogo coi culti politeisti (incontri wojtyliani con stregoni africani animisti, pozioni indù sulla fronte, ecc) fino in tempi recenti all’oscena idolatria bergogliana della Pachamama, che agostinianamnete è “demonolatria”. O vogliamo parlare della cerimonia sciamanico-negromantica alla quale hanno partecipato in Canada Bergoglio e alcuni vescovi?

5) Che cosa manca per il completo ribaltamento di Agostino? Ovviamente la dottrina della non sostanzialità del Male. Se per Agostino il male morale, sociale, politico esiste veramente , e storicamente si incarna nella Città terrena, il male metafisico è solo assenza di Bene e di Essere. E’ massima lontananza da Dio. E’ solo privazione. Per questo Satana/Lucifero esiste, ma non come sostanza opposta a Dio, ma come creatura all’inizio buona, poi depravata e ribelle che si oppone al Creatore.

Ecco, io credo che la logica stessa di quello che avviene nella Chiesa stia spingendo inesorabilmente le punte avanzate del modernismo (tra cui Bergoglio, ovviamente) a credere alla sostanzialità del Male, a identificare il demonio come pari a Dio, come sostenevano i catari e i manichei. Ma riprender il manicheismo vorrebbe pur sempre dire riprendere quella mentalità oppositiva che, lo abbiamo visto, il clero modernista e conciliare rifiuta.

E quindi qual è logicamente la soluzione del problema? Ovviamente un satanismo non oppositivo, in nome dell’unità dei contrari (altra dottrina aborrita da Agostino). In quel caso come per Carl Gustav Jung, Maria Naglowska, alcuni massoni deliranti, o la nota setta anglo-americana degli anni Settanta chiamata The Process Church of the Final Judgement (La Chiesa del Processo del Giudizio Finale), Satana/Lucifero diventa il fratello di Dio, suo nemico apparente, ma in realtà riconciliato in Abraxas l’Uno-Tutto panteistico (e non a caso il culto della Pachamama è anche panteistico) che prende i posto del vero Dio. In Abraxas tutti gli opposti sono uniti, per cui il Male è l’altra faccia del Bene.

Se dovessi scommettere, affermerei che Bergoglio e la sua cerchia siano molto vicini, magari inconsciamente, a questa mostruosa teologia deviata.
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