Pacem in terris: cammino di pace lungo più di cinquant’anni
La Pacem in terris individua quattro punti cardine per orientare l’umanità sul cammino della pace: 1-. la centralità della persona inviolabile nei suoi diritti, ma titolare anche di doveri; 2-. il bene comune da perseguire e realizzare ovunque, sulla terra; 3-. il fondamento morale della politica; 4-. la forza della ragione e il faro illuminante della fede. Poi, certo, anche il disarmo e relazioni tra i popoli basate sul dialogo e sul negoziato, non su rapporti di forza. La Pacem in terris è una delle encicliche più famose e conosciute. Suscita una molteplicità di reazioni positive, anche fuori della Chiesa cattolica. A Londra, numerosi deputati anglicani presentano una mozione di apprezzamento per l’opera di papa Giovanni. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, U Thant, saluta la Pacem in terris con una dichiarazione piena di entusiasmo: due anni dopo, porta l’enciclica all’Onu, promuovendone lo studio con un ciclo di conferenze a livello internazionale. L’agenzia di stampa sovietica Tass pubblica una sintesi dell’enciclica commentando soprattutto i passi dedicati al disarmo. Il presidente americano John Kennedy si dichiara fiero del documento e «pronto a trarne lezione». Il Washington Post scrive: «Giovanni XXIII ha raccolto il voto dei popoli, cosicché la Pacem in terris non è solo la voce di un anziano prete, né quella di un’antica chiesa, ma la voce della coscienza del mondo». L’enciclica, ha nel tempo offerto la struttura portante che ha consentito un impegno diretto della Chiesa nelle questioni globali per gli anni a venire. Questa partecipazione è stata fondamentale per il dispiegarsi di sviluppi quali il movimento per i diritti umani, il concetto di comunità internazionale, il principio della responsabilità di proteggere e l’idea di una governance globale per affrontare problemi globali. L’«utopia» della Pacem in terris è ancora in cammino, con la sua aspirazione alta che dev’essere ulteriormente realizzata.
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