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Attenzione: il Carnevale è una festa diabolica! – i messaggi della Madonna. NOTIZIE STORICHE SUL CARNEVALE La tradizione del Carnevale ha radici antichissime, addirittura parliamo dei secoli di …Altro
Attenzione: il Carnevale è una festa diabolica! – i messaggi della Madonna.

NOTIZIE STORICHE SUL CARNEVALE

La tradizione del Carnevale ha radici antichissime, addirittura parliamo dei secoli di predominio Romano: infatti, nel secondo libro delle georgiche Virgilio descrive una festa di contadini in onore di Bacco, con canti, tripudi e riti che richiamano, per il loro carattere propiziatorio, molte attuali feste rurali. Le orrende maschere citate da Virgilio, fatte di corteccia d'albero o scavate nel legno, sono tuttora usate dopo duemila anni in alcune aree periferiche più conservative. Se ne hanno in Sardegna e nella cerchia alpina, dalla Valdaosta alla Carnia. Secondo alcune credenze popolari, che si possono ricondurre a concezioni e riti antichissimi, nelle feste di inizio dell'anno agrario ricompaiono sulla terra le divinità e gli esseri degli inferi, i demoni.

Il carnevale era una di tali feste e le maschere rappresentavano questi esseri demoniaci. Arlecchino, la più significativa delle maschere, ha la sua etimologia dalla parola “holle", che significa “inferno”. Arlecchino, infatti, significa “l'infernale” o addirittura “il re dell'inferno”. Per questo motivo la maschera di Arlecchino è nera e negli esemplari più antichi presenta un aspetto spaventoso. Arlecchino compare già in Dante (Inferno c. XXI e XXII), nella sua duplice valenza, demoniaca e burlesca. Anche le maschere di tutta la cerchia alpina presentano un'espressione chiaramente demoniaca, nel duplice aspetto orrido e comico insieme. Giova ricordare che anche al di la delle nostre Alpi, in Svizzera come in Austria persiste lo stesso tipo di maschera carnevalesca. Un interessante esempio delle mascherate legate ai riti rurali si svolge a Perugia. Vi partecipa una vecchia donna che indossa una maschera di corteccia di albero. La donna incontra dei taglialegna che la confondono con una vecchia quercia e cercano di abbatterla nonostante l'intervento di altri personaggi. In seguito si accorgono dell'errore e cercano di rianimare la donna e chiamano il dottore.

Quest'ultimo porta una maschera di legno, le scarpe di legno e una finta coda. Le maschere più conosciute in tutto il Paese sono quelle della Commedia dell'Arte, un genere teatrale che ebbe la sua fioritura dal sedicesimo al diciottesimo secolo. La particolarità dei suoi personaggi mascherati è che rimangono gli stessi nonostante i cambiamenti della vicenda: Arlecchino, Brighella, Pulcinella, Pantalone, Colombina. Oltre alla Commedia dell'Arte, in Italia è conosciuto dal XVII secolo il carnevale di Venezia. Il carnevale cominciava dopo Natale e finiva verso la fine di giugno.

Durante questo periodo delle maschere bianche e nere potevano essere indossate dai ricchi e dai poveri senza distinzione. Ai portatori di maschere erano concessi alcuni privilegi quali, per esempio, il diritto di giocare d'azzardo dalle otto alle nove della mattina conservando il volto coperto.

CONSIDERAZIONI

Dalle brevi note storiche sopra riportate e, soprattutto, dalla testimonianza di tutti questi santi (non sono peraltro gli unici), emerge che il carnevale è, nella sua essenza, ambiente ideale per vari tipi e forme di disordine e di gravissimi peccati, a prescindere dal suo più che possibile legame col mondo delle tenebre. Il numero dei peccati mortali commessi in questi giorni (specialmente impuri) è enorme. Innumerevoli santi in questi giorni facevano grandi preghiere penitenze riparatrici e più di qualcuno ha lottato strenuamente per la sua abolizione. San Carlo Borromeo, come abbiamo visto, cercò prima di ridurre i giorni di festeggiamenti, poi di limitarne gli effetti, infine di abolirlo del tutto.

In tempi di confusione e smarrimento di molte coscienze - anche, purtroppo, tra non pochi credenti, noi figli di Dio e della vera gioia cerchiamo di portare sempre alta la sana allegria e gioia cristiana, che non ha bisogno di sfrenarsi e di divertimenti estremi per essere sempre viva, allietando la vita propria e altrui dalla ridondanza della vita di grazia, come disse l'Immacolata: "il mio spirito esulta in Dio... Tutte le generazioni mi chiameranno beata". Senza bisogno di alcuna carnevalata. A cui cortesemente ma fermamente diciamo: “no, grazie”.

Di Don Leonardo Maria Pompei
Acchiappaladri
@Francesco I Sempre meglio: sempre più espliciti a mostrasi come sono.
Dio li fa, il Diavolo li prende e poi li accoppia :-(
Francesco I
Ecco un monaco olivetano, abate di San Miniato, che predicherà gli esercizi spirituali al Pontefice e alla Curia romana, dal 10 al 15 marzo ad Ariccia. Padre Bernardo Gianni, che nelle foto vediamo in situazioni festose, certamente non quaresimali.
vedi: BESTIARIO CLERICALE: "PAPA FRANCESCO È GESÙ". PAROLA DI PADRE CANTALAMESSA.
Tempi di Maria
Roba davvero sconcertante...