«Devi dire sempre la verità». Guareschi, il senso dell’innocenza (di Paolo Tritto)

«Per rimanere liberi bisogna, a un bel momento, prendere senza esitare la via della prigione». Così disse Giovannino Guareschi, nel maggio 1954, mentre faceva il suo ingresso nel carcere di San Francesco …Altro
«Per rimanere liberi bisogna, a un bel momento, prendere senza esitare la via della prigione». Così disse Giovannino Guareschi, nel maggio 1954, mentre faceva il suo ingresso nel carcere di San Francesco a Parma. Finì in galera per effetto della sentenza del Tribunale di Milano, al termine di un processo che lo aveva contrapposto ad Alcide De Gasperi.
Guareschi rinunciò a ricorrere in appello contro questa che era soltanto una sentenza di primo grado. Non perché si riconoscesse colpevole delle accuse rivoltegli dal leader democristiano, ma perché appunto “a un bel momento” bisogna fare una scelta precisa per difendere la verità. E se la verità conduce in prigione, bisogna avere anche il coraggio di prendere la via della prigione.
Quando – ormai tanti anni fa – qualcuno mi parlò di Aleksandr Solženicyn, questo scrittore era ancora poco noto in Italia. Sebbene avesse vinto il Nobel già da qualche anno, della sua opera da noi ancora non era stato tradotto nulla, a parte – credo – Divisione …Altro
N.S.dellaGuardia
Gli uomini liberi, quei pochi che decidono di esserlo, fanno una gran paura sl potere: perché il potere, si sa, è in mano a categorie ben più basse degli "sciasciani" ominicchi...
Guarisci era libero, come lo era Solzenicyn, come non lo erano Andreotti, Moro, De Gasperi, ecc.
alda luisa corsini
Vorrei eccepire sul fatto che il libro "Arcipelago Gulag" fosse sconosciuto in Italia: a casa mia c'era una copia regalata da mia madre a mio padre, grande appassionato di storie di guerra e di politica. Era il 1974 e quando lo citavo nel mio liceo, ampiamente politicizzato e di sinistra, persino i miei coetanei lo conoscevano.
Francesco I
@alda luisa corsini
È vero: soprattutto per i "compagnuzzi della parrocchietta" -Come li definiva Alberto Sordi- fu un colpo fatale e l'inizio della fine dell'egemonia culturale della sinistra.
Nel 1974 fu l'anno in cui mi laureai, ma fin dal 1971, proprio per evitare di entrare in polemica permanente con il corpo docente, quando compresi come andavano le cose, scelsi l'indirizzo di medievistica, …Altro
@alda luisa corsini

È vero: soprattutto per i "compagnuzzi della parrocchietta" -Come li definiva Alberto Sordi- fu un colpo fatale e l'inizio della fine dell'egemonia culturale della sinistra.
Nel 1974 fu l'anno in cui mi laureai, ma fin dal 1971, proprio per evitare di entrare in polemica permanente con il corpo docente, quando compresi come andavano le cose, scelsi l'indirizzo di medievistica, dove ebbi la fortuna di trovare docenti eccezionali tra cui voglio ricordare il professor Giovanni Tabacco, di storia medievale, ed Ezio Gallicet di letteratura cristiana antica greca e latina.

Vorrei ricordare inoltre due assistenti scomparsi prematuramente: L'uno Renato Bordone di storia medievale, morto per un infarto a soli 40 anni (la cosa mi impressionò particolarmente in quanto quella sera stessa lo vidi per l'ultima volta in occasione di un incontro avvenuto in Nizza Monferrato), l'altro don Ernesto Bellone, salesiano, assistente di latino medievale anch'egli mancato per un infarto-