Francesco vuole un riconoscimento ecumenico di un "papato senza contenuto".
I due cardinali Koch e Grech hanno presentato il 13 giugno un documento di 150 pagine su come 'rimodellare' il papato.
Si chiama "Il Vescovo di Roma" ed è stato firmato da Francesco. Il testo fornisce una sintesi storica e descrittiva degli sviluppi e delle opinioni sul papato.
Koch auspica una "nuova comprensione" del papato che possa essere "riconosciuta da tutti gli interessati", tra cui innumerevoli gruppi scismatici ed eretici.
Il Papa dovrebbe essere accettato dalle numerose sette cristiane solo come "capo onorario", includendo una sorta di "primato di proclamazione e testimonianza".
Sotto il sottotitolo "Principi per l'esercizio del primato nel XXI secolo", il testo suggerisce un cambiamento nella comprensione del papato che sarebbe al servizio dell'"ecumenismo" e della "sinodalità". "Sinodalità" è un altro termine per indicare il conciliarismo, la convinzione che i concili abbiano un'autorità maggiore del Papa, condannata dal Concilio di Basilea-Ferrara-Florenz nel XV secolo.
Il documento presenta "la reciproca interdipendenza del primato e della sinodalità ad ogni livello della Chiesa e la conseguente necessità di un esercizio sinodale del primato" come un "accordo generale".
La sinodalità dovrebbe significare dare più potere ai livelli 'regionali' della Chiesa, e "un continuo 'decentramento' ispirato al modello delle antiche Chiese patriarcali [che erano sotto il papato]".
Questo include una riflessione sull'autorità [= potere] delle conferenze episcopali nazionali.
Il cuore del documento è la richiesta, al numero 178, di "una 'ri-ricezione', 're-interpretazione', 'interpretazione ufficiale', 'commento aggiornato' o addirittura 'riformulazione' cattolica degli insegnamenti del Vaticano I". Al contrario, il 'Primato Giurisdizionale' del Vaticano I definisce come dogma il potere supremo, pieno, immediato e universale del Papa su tutta la Chiesa.
Il documento aggiunge: "Questi insegnamenti erano profondamente condizionati dal loro contesto storico [= 'sbagliato' oggi], e suggeriscono che la Chiesa cattolica dovrebbe cercare nuove espressioni e vocaboli fedeli all'intenzione originale, ma integrati in un'ecclesiologia communio e adattati all'attuale contesto culturale ed ecumenico".
Il paragrafo successivo 179 tenta di limitare il potere papale alla città di Roma: "Un accento maggiore sull'esercizio del ministero del Papa nella sua Chiesa particolare, la diocesi di Roma, evidenzierebbe il ministero episcopale che condivide con i suoi fratelli vescovi e rinnoverebbe l'immagine del papato".
Infine, viene attaccata l'unicità/unità della Chiesa: "Sembra particolarmente necessario chiarire il significato dell'espressione 'Chiesa universale'".
È chiaro che queste proposte non possono essere attuate sotto Francesco, che è a favore del centralismo, dell'autoritarismo e della tirannia.
Traduzione AI
Si chiama "Il Vescovo di Roma" ed è stato firmato da Francesco. Il testo fornisce una sintesi storica e descrittiva degli sviluppi e delle opinioni sul papato.
Koch auspica una "nuova comprensione" del papato che possa essere "riconosciuta da tutti gli interessati", tra cui innumerevoli gruppi scismatici ed eretici.
Il Papa dovrebbe essere accettato dalle numerose sette cristiane solo come "capo onorario", includendo una sorta di "primato di proclamazione e testimonianza".
Sotto il sottotitolo "Principi per l'esercizio del primato nel XXI secolo", il testo suggerisce un cambiamento nella comprensione del papato che sarebbe al servizio dell'"ecumenismo" e della "sinodalità". "Sinodalità" è un altro termine per indicare il conciliarismo, la convinzione che i concili abbiano un'autorità maggiore del Papa, condannata dal Concilio di Basilea-Ferrara-Florenz nel XV secolo.
Il documento presenta "la reciproca interdipendenza del primato e della sinodalità ad ogni livello della Chiesa e la conseguente necessità di un esercizio sinodale del primato" come un "accordo generale".
La sinodalità dovrebbe significare dare più potere ai livelli 'regionali' della Chiesa, e "un continuo 'decentramento' ispirato al modello delle antiche Chiese patriarcali [che erano sotto il papato]".
Questo include una riflessione sull'autorità [= potere] delle conferenze episcopali nazionali.
Il cuore del documento è la richiesta, al numero 178, di "una 'ri-ricezione', 're-interpretazione', 'interpretazione ufficiale', 'commento aggiornato' o addirittura 'riformulazione' cattolica degli insegnamenti del Vaticano I". Al contrario, il 'Primato Giurisdizionale' del Vaticano I definisce come dogma il potere supremo, pieno, immediato e universale del Papa su tutta la Chiesa.
Il documento aggiunge: "Questi insegnamenti erano profondamente condizionati dal loro contesto storico [= 'sbagliato' oggi], e suggeriscono che la Chiesa cattolica dovrebbe cercare nuove espressioni e vocaboli fedeli all'intenzione originale, ma integrati in un'ecclesiologia communio e adattati all'attuale contesto culturale ed ecumenico".
Il paragrafo successivo 179 tenta di limitare il potere papale alla città di Roma: "Un accento maggiore sull'esercizio del ministero del Papa nella sua Chiesa particolare, la diocesi di Roma, evidenzierebbe il ministero episcopale che condivide con i suoi fratelli vescovi e rinnoverebbe l'immagine del papato".
Infine, viene attaccata l'unicità/unità della Chiesa: "Sembra particolarmente necessario chiarire il significato dell'espressione 'Chiesa universale'".
È chiaro che queste proposte non possono essere attuate sotto Francesco, che è a favore del centralismo, dell'autoritarismo e della tirannia.
Traduzione AI