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Alessandro Moreschi, l'ultimo castrato «Egli emetteva, nella sua immobilità e serenità, una voce flautata, leggera, spontanea, immune da sforzo e lenocinio, come sospinta dal sentimento fatto suono».…Altro
Alessandro Moreschi, l'ultimo castrato
«Egli emetteva, nella sua immobilità e serenità, una voce flautata, leggera, spontanea, immune da sforzo e lenocinio, come sospinta dal sentimento fatto suono». Così scriveva il celebre tenore Lauri Volpi di colui che sarebbe passato alla storia come “l’ultimo castrato”: Alessandro Moreschi.
Inventata probabilmente dai Cinesi 5.000 anni fa per ottenere uomini che perdendo la capacità di formarsi una famiglia potessero legarsi ai loro padroni con fedeltà assoluta e diventare guardiani di harem e templi, la castrazione, pratica orribile adottata poi dai Persiani, dai Romani, dagli Arabi e, per motivi religiosi, anche da altri popoli (in India la castrazione è vietata per legge, ma tra gli Hijras, persone non catalogabili come maschi o femmine, non pochi si fanno tuttora castrare per motivi religiosi), a partire dal XVII secolo venne praticata per “creare” cantanti che potessero, in chiesa, cantare al posto delle donne.
In genere, per ottenere la desiderata voce femminile ma più potente essendo emessa da un torace maschile, si castravano i bambini prima della pubertà: si avevano così le famose “voci bianche”.

Nel 1878 il papa proibì l’uso di castrati nel coro del Vaticano, ma già da tempo le operazioni chirurgiche allo scopo di bloccare lo sviluppo sessuale venivano coperte da racconti di finti “incidenti” (morso di un cinghiale, caduta da cavallo…), racconti che ovviamente nessuno si preoccupava di verificare.
Anche per Alessandro Moreschi si ricorse a questo espediente. In realtà, le sue qualità vocali erano state notate da padre Nazareno Rosati, membro del coro della cappella Sistina che girava l’Italia in cerca di giovani talenti, e si pensa che sia stato proprio lui, sentendo il bambino cantare in una chiesa di Montecompatri, a proporre l’operazione ai suoi genitori.

Nato l’11 novembre 1858, Alessandro non aveva nemmeno tredici anni quando, nel 1871, fu condotto da padre Rosati nella capitale, dove si dimostrò un allievo così brillante da essere nominato, solo due anni dopo, primo soprano della basilica di San Giovanni in Laterano.

Carriera veloce e costellata di grandi successi, la sua. Lillie Grenough, moglie dell’ambasciatore danese a Roma, sintetizzò quello che pensavano tutti parlando di «note che hanno un che di sovrannaturale».

Agli incarichi sempre più prestigiosi presso il Vaticano (nei cori di varie cappelle, fino ad essere nominato anche direttore dei concertisti, segretario puntatore e maestro pro tempore della Cappella Sistina) si affiancarono gli impegni mondani: richiestissimo in tutti i salotti, Moreschi si esibiva in un repertorio profano che poco garbava alle autorità ecclesiastiche, ma i malumori non poterono trasformarsi in licenziamenti, perché ormai Moreschi era così popolare da essere diventato, per i nobili come per il popolo, “l’angelo di Roma”.

La consacrazione avvenne il 9 agosto del 1900, quando, dietro richiesta dei reali italiani, Moreschi cantò alla cerimonia funebre in suffragio di Umberto I, assassinato a Monza il 29 luglio. Sotto la direzione di Pietro Mascagni, l’angelo di Roma si esibì al Pantheon, e fu in trionfo.

“Angelo di Roma” e “ultimo dei castrati”. Moreschi sapeva bene di venire appellato in entrambi i modi, e nemmeno il secondo gli dispiaceva. Si ritirò nel 1913 e iniziò a dare lezioni di canto, lui che ormai la voce l’aveva quasi persa. Adottò un bambino, Giulio, che per un po’ seguì le sue orme studiando e lavorando come tenore, e poi intraprese la carriera di attore. Giulio appare anche ne Lo sceicco bianco, di Fellini, e proprio il fratello di Federico Fellini, Riccardo, fu uno degli ultimi allievi di Moreschi.
Il 20 settembre 1870, con la conquista del Regno d'Italia di Roma e dello Stato Pontificio fu messa la parola fine sulla barbara usanza di castrare i fanciulli.

Oltre ad essere stato “l’ultimo castrato”, Moreschi ha anche un altro primato: è stato l’unico castrato a incidere la sua voce. Abbiamo diciassette registrazioni del suo canto, incisioni fonografiche su cilindri di cera per la Gramophone & Typewriter Company di Londra, realizzate nel 1904 sotto la direzione di William Sinclair Darby. Qualità tecnica scadente, Moreschi non al massimo delle proprie capacità e sicuramente a disagio per dover cantare infilando, come richiesto, la testa in un imbuto. Ma ascoltare quelle tracce fa ancora un grande effetto.

Fonte: Rsi.ch
warrengrubert
Leggendo l'articolo sembra che a Roma vi erano eserciti di castrati.
Immense schiere di bambini sottoposti a questa pratica (da condannare sia chiaro).
Anche Origene di Alessandria si autocastrò.
Oggi si sorvola con leggerezza sul lavaggio del cervello che certa cultura alla moda impone a bambini e adolescenti, spingendoli a questa orribile mutilazione, ma in questo caso va tutto bene vero? È una …Altro
Leggendo l'articolo sembra che a Roma vi erano eserciti di castrati.
Immense schiere di bambini sottoposti a questa pratica (da condannare sia chiaro).
Anche Origene di Alessandria si autocastrò.
Oggi si sorvola con leggerezza sul lavaggio del cervello che certa cultura alla moda impone a bambini e adolescenti, spingendoli a questa orribile mutilazione, ma in questo caso va tutto bene vero? È una conquista di civiltà, giusto?
Cecilia Guerini
Anche Farinelli una voce bianca ,ricordo di aver letto un romanzo su di Lui, abusato fin da quando cantava nel coro.
Giangian
Storia molto interessante. Non la conoscevo.