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L'albero di Natale è cattolico! E anche Babbo Natale! Per questo Lutero lo aveva abolito... [ma attenti alla versione USA paganeggiante]

L’ALBERO DI NATALE E' PAGANO?

Albero o presepio? Un falso dilemma. In realtà, infatti la contrapposizione fra presepio "cristiano" e l’abete di Natale "pagano", o almeno protestante, o agnostico, è un’interpretazione moderna che non trova radici nelle origini dell’uso. L’albero natalizio, infatti, è si figlio di antichissimi culti vegetali pagani (quando nei riti solstiziali si innalzava una pianta sacra o almeno si appendevano alle porte delle fronde verdi, simbolo di protezione contro il male e augurio di vita che si rinnova), ma venne "battezzato" ben prima dello stesso presepio. Guarda caso, la fonte delle due tradizioni è la medesima: i drammi liturgici o "misteri" della nascita di Cristo. Soprattutto nel Medioevo germanico le sacre rappresentazioni natalizie messe in scena nella piazze delle cattedrali ripercorrevano tutta la storia della salvezza, dal peccato originale all’incarnazione; si cominciava dunque dall’albero del bene e del male nel paradiso terrestre, piana da cui Adamo ed Eva avevano spiccato la classica mela. Tale uso è ben documentato in Renania, ad esempio. Non per nulla, in alcuni antichi calendari, i due progenitori dell’umanità risultano titolari della festa del 24 dicembre; e certa iconografia accostava curiosamente l’Adorazione dei Magia alla tentazione del serpente. Un’altra tradizione popolare, invece, vuole che la notte della nascita di Cristo siano fiorite tutte le piante. Dunque la vigilia di Natale un sempreverde pino (era impossibile, infatti, data la stagione, trovare un melo con le foglie… Del resto, un pino era anche usato nelle feste di Cibele nella Roma antica) veniva rizzato in piazza, o in chiesa, e decorato con mele – cibo del peccato – e ostie –pane della vita nuova -: Cristo veniva a redimere definitivamente la colpa dei progenitori nell’Eden.

Un’altra interpretazione preferisce vedere nell’abete "l'albero della vita", l’altra pianta che la Genesi ci assicura fosse presente nel paradiso terrestre: in questo caso il significato sarebbe quello di Gesù bambino che rende agli uomini l’immortalità perduta col peccato originale. Col tempo, comunque, le mele si trasformarono in palline colorate e le ostie in biscotti e altri dolcetti; quindi furono aggiunte decorazioni come rose (simbolo del germoglio che secondo la profezia di Isaia sarebbe spuntato dal "tronco di Iesse": ovvero Davide, capostipite della stirpe di Gesù stesso), strisce d’oro (ricordo del dono dei Magi), candele o luci (richiamo ancora a Cristo "luce del mondo"). Ed ecco fatto il nostro cristianissimo albero di Natale. Intorno all’inizio del Cinquento (1500), poi l’abete così adorno dalle piazze si sarebbe spostato prima nelle botteghe artigiane e infine nelle case private, soprattutto in Germania (lo citano persino Goethe e Schiller): e questa preferenza geografica spiega perché, ancora oggi, l’albero è considerato un elemento natalizio "protestante" contrapposto al presepio "cattolico". Bisogna invece attendere l’Ottocento (1800) per vederne esemplari emigrati in Scandinavia, Svizzera, Inghilterra, Statu Uniti e Francia. Ma un altro elemento per non considerare "pagano" o "luterano" il povero albero di Natale è la tradizione per cui ogni dicembre un sontuoso esemplare di conifera, di solito donato da nazioni del Nord Europa e splendidamente adornato, viene eretto al centro di Piazza San Pietro a Roma, proprio di fronte alla basilica cuore del cattolicesimo.

ANCHE BABBO NATALE E’ CATTOLICO...

Riabilitare Babbo Natale. Tacciato di consumismo, guardato storto per sospetta "eresia" protestante, figlio dell’imperialismo americano, opposto a concorrenti senz’altro più "cattolici" come santa Lucia, i re Magi o addirittura l’immacolato Bambin Gesù – il povero nonno rosso vestito è ormai diventato l’emblema del Natale gaudente e irreligioso, nordico, "pagano". Ma il classico luogo comune è davvero giustificato? Il 24 dicembre 1951 una folla di protestanti e cattolici francesi, compresi centinaia di bambini delle associazioni religiose, ha celebrato a Digione un simbolico processo contro un fantoccio di Babbo Natale, condannandolo al rogo come "eretico e usurpatore", "menzogna che non può risvegliare nel bambino il sentimento religioso e non costituisce in nessun caso un metodo educativo".

Anche autorevoli uomini di Chiesa di epoche diverse hanno levato il dito sul corpulento guidatore di renne, giudicato "una figura mitica e astratta", figlia di "una desolante colonizzazione culturale": Babbo Natale è una tradizione pagana, non appartiene alla nostra cultura. Non ha niente a che vedere con il Natale. Eppure il povero personaggio polare agli inizi era cristiano, anzi era addirittura un vescovo, e gliene è rimasta traccia nel nome scandinavo di Santa Claus (contrazione di Sanctus Nicolaus). San Nicola, infatti, era presule di Mira (oggi Demre in Turchia) all’inizio del IV secolo e il suo culto fu popolarissimo per tutto il Medioevo sia in Oriente sia in Occidente; in mancanza di particolare storici sulla sua vita, furono numerose le leggende che gli attribuivano addirittura la resurrezione di morti e altri miracoli, una turbolenta partecipazione al concilio di Nicea e naturalmente il fatto generoso che fu poi all’origine del suo mito postumo. Prima ancora di essere vescovo, infatti il giovane e ricco Nicola una notte avrebbe gettato delle monete d’oro nella casa di tre ragazze che, a causa della loro povertà, avevano deciso di prostituirsi. E il gesto cristiano, compiuto furtivamente (secondo i racconti il malloppo fu buttato attraverso la finestra o addirittura giù dal camino), e lo spunto della successiva tradizione dei doni natalizi ai bambini.

Tanto che già verso la fine del XII secolo a Parigi ogni 6 dicembre uno studente travestito da San Nicola distribuiva doni agli orfani e ai poveri. Che Santa Claus sia non solo cristianissimo ma anche beato, del resto, lo testimonia pure la circostanza che ancor oggi in alcuni Paesi – per esempio il Tirolo cattolico o certe zone della Francia – per la sua festa liturgica (il 6 dicembre) san Nicola percorra le strade di città e villaggi vestito dei paramenti sacri, con mitra e pastorale, donando dolciumi ai bambini esattamente come il suo demonizzato Alter ego Babbo Natale. Non solo: le vesti rosse e bordate di pelliccia nonché la barba e il cappuccio del noto personaggio natalizio non sarebbero altro che la diretta discendenza del pliviale purpureo, della mitra e della fluente canizie dell’originale, l’antico presule turco. Altro trasparente indizio del cristianesimo (anzi, cattolicesimo) di Santo Claus viene per paradosso dalla trasformazione che della sua diffusissima figura fecero per un verso i protestanti e per l’altro i comunisti. I primi, subit dopo la Riforma e in opposizione al culto dei santi, soppressero la devoziona natalizia di san Nicola e tentarono di sostituirlo con figure più "laiche" per esempio, in Germania il Weihnachtsmann ("l'uomo della santa notte"), in Finlandia il capo degli elfi dei boschi Joulupukin, in Norvegia Julenissen, derivato da un’immagione dell’antico Odino, dio del fuoco. Anzi, fu proprio Martin Lutero nel 1535 a far spostare la consuetudine dei doni familiari dal 6 al 25 dicembre, da san Nicola a Gesù Bambino: il quale, "inteso come portatore di doni", è dunque forse più protestante del povero Santa Claus…

Comunque non dappertutto si smarrì la memoria del santo vescovo Nicola, che proprio allora cominciò a camuffarsi anche nel nome per rendere meno trasparenti le sue reali origini religiose. Accadde anche nell’URSS dopo la Rivoluzione d’ottobre: coerentemente con la loro ideologia, i bolscevichi si adoperarono infatti per scalzare la fortissima devozione degli ortodossi per san Nicola contrapponendogli il pagano Nonno Gelo: un vecchietto vestito d’azzurro ripescato da un’antica leggenda senza alcun richiamo religioso. Purtroppo nel frattempo Santa Claus era emigrato in America e là nel secolo scorso aveva acquistato le renne volanti, la slitta magica e soprattutto le note prerogative commerciali e consumistiche (il rosso personaggio è stato per decenni il testimonial privilegiato della Coca Cola). Di lì, un po’ appesantito, nel secondo dopoguerra il vescovo secolarizzato è tornato a colonizzare l’Europa. Ma ormai i cristiani non lo riconoscevano più e lo hanno abbandonato al folklore interessato dei grandi magazzini.”

Autore:

Salvatore Incardona
giandreoli
Sig Salvatore, non la condivido. Ecco perché.
Ogni anno in Avvento ci chiediamo: cos'è il Natale? Il Presepe pare fatto apposta per risponderci.
C'è innanzitutto il Presepe originale, quello avvenuto 2000 anni fa e riportato dai quattro Vangeli. Il Presepe di s. Marco non descrive la nascita di Gesù: è già tutto nelle sue prime parole: "Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio". Il Natale, ci dice …Altro
Sig Salvatore, non la condivido. Ecco perché.
Ogni anno in Avvento ci chiediamo: cos'è il Natale? Il Presepe pare fatto apposta per risponderci.
C'è innanzitutto il Presepe originale, quello avvenuto 2000 anni fa e riportato dai quattro Vangeli. Il Presepe di s. Marco non descrive la nascita di Gesù: è già tutto nelle sue prime parole: "Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio". Il Natale, ci dice, è innanzitutto un atto di fede che vede nel Bambino di Betlemme il Figlio di Dio. Senza fede non c'è Natale cristiano. Il Presepe di s. Matteo si anima di personaggi: la Vergine, s. Giuseppe, la stella, i Magi, Erode. Quello di s. Luca, ancora più dettagliato, ne ricorda il tempo, il censimento, il luogo, la mangiatoia dov'è deposto il Bambino, l'irrompere della luce nella notte, il canto degli Angeli, lo stupore dei Pastori. Il Presepe di s. Giovanni, infine, è racchiuso nel mistero dell'incarnazione: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare fra noi".
C'è poi il Presepe di Greccio, memoria vivente del Natale voluta da s. Francesco che vi partecipa in paramenti diaconali per incontrare il Bambino nella Messa che vuole vi sia celebrata.
Il Natale dunque è fede in Cristo e accoglienza di Lui non più nella grotta ma nella Chiesa.
Rattrista che si sia diffusa la pessima moda di allestire presepi che ripropongono vecchi temi pagani d'un tempo in versione moderna. Il dio sole, la pax romana, i popoli e le religioni dell'Impero riappaiono come colori dell'arcobaleno, albero, bandiere, reticolati, moschee, barconi e migranti. Portare il mondo nel Presepe anziché il Presepe nel mondo è cancellare il vero Natale: la nascita del Figlio di Dio! Da notare infine che la parola "presepe" deriva dal latino "praesepium", termine col quale san Girolamo traduce il termine greco che significa "mangiatoia" (Lc 2,12). Un presepe che non presenta il Figlio di Dio deposto su una mangiatoia non annuncia il Mistero dell'Incarnazione perciò non è un segno del Natale né è un presepe cristiano. Anzi, non è neppure un presepe!
mjj75
Lutero? Uno sciagurato.
Tempi di Maria
@Maath Il problema è la paganizzazione e secolarizzazione di tutto ciò che di bello è nato dalla radice del cristianesimo cattolico. Invece è molto importante riscoprire queste verità e tradizioni per aiutare noi e gli altri
Maath
Sarà anche così ma attualmente non è accettabile considerare babbo natale Cristiano tanto quanto nonno gelo, e neanche l'albero di natale salvo voli pindarici sul significato di luci e palle, il vero e diretto segno cattolico del natale è solo il Presepe, l'albero al massimo come ornamento coreografico come le luminarie.
signummagnum
Ok, fa niente. Però facciamo un po' più di attenzione 🙂
Massimo M.I.
@signummagnum non avevo letto l'articolo, scusa
signummagnum
Beh... se dici così senza argomentare proprio a commento di un post di apologetica cattolica in cui si è spiegata accuratamente la cosa... scusa, ma non ha propio senso
Massimo M.I.
L'albero di Natale non è cristiano- cattolico e nemmeno Babbo Natale