"Famiglia Cristiana" esalta il vizio e la virtù deride (Video)
LA LETTERA ALLA TRANS
IL PAPA: «DIO CI AMA TUTTI E CI È VICINO, CON TENEREZZA»
13/10/2022 Nuovo segno del Vangelo vissuto senza barriere da Francesco che aveva incontrato la barese Alessia Nobile e altre cinque transgender straniere lo scorso 22 giugno, dopo due sucidi per vessazioni e pregiudizi violenti.
«Cara sorella, grazie tante per la tua e-mail. Mi ha commosso, Sono d'accordo con te sul problema dei pregiudizi. Fanno tanto male! Agli occhi di Dio tutti siamo suoi figli, e questo è quello che conta! Abbiamo un Padre che ci ama, che è vicino con compassione e tenerezza. A tutti nessuno escluso. Proprio questo è lo stile di Dio: vicinanza - compassione e tenerezza - Prego per te, per favore fallo per me. Che il Signore ti benedica e la Madonna ti custodisca. Fraternamente, Francesco».
Queste le parole scritte di suo pugno in una lettera a una transessuale barese, Alessia Nobile, 43 anni, che ne ha affidato copia al settimanale Oggi, in edicola dal 13 ottobre. La missiva risale all’estate scorsa subito dopo l’udienza generale del 22 giugno, quando il Papa l’aveva accolto assieme ad altre cinque trans, di cui quattro argentine e una colombiana. Ad accompagnarla in quella circostanza, don Andrea Conocchia, parroco della comunità della Beata Vergine Immacolata di Torvaianica, e suor Geneviève Jeanningros delle Piccole Sorelle di Gesù, che da oltre 50 anni vive con due consorelle nel lunapark di Ostia.
Quest’incontro seguiva tra l’altro il suicidio nelle stesso mese di due persone transgender, il quindicenne catanese Sasha e l’ex professoressa di fisica veneta Cloe Bianco, che si uccisero a seguito di pressioni psicologiche e pregiudizi aggressivi alla lunga insostenibili e vissuti nell’indifferenza pressoché totale.
Alessia Nobile, come racconta nell’intervista a Oggi, da adolescente ha dovuto affrontare gli «esorcisimi» ai quali la sottoponeva il docente di religione nel seminterrato dell’Istituto commerciale che frequentava avendone intuito la femminilità. E arrivò anche a consigliare alla famiglia di sottoporla a elettroshock terapeutico. Alessia, laureata in scienze sociali e abilitata come assistente sociale, non ha ancora smesso di sentire su di sé diffidenza e pregiudizi. Eppure, spiega: «Quando mi sono presentata al Papa come donna transgender, lui mi ha risposto: “Non mi interessa. Dimmi il tuo nome”. Gli ho regalato un libro sulla mia storia e mi ha detto: “Hai fatto bene a scrivere la tua storia, queste cose vanno scritte. Vai sempre a testa alta!”».
È il Vangelo della tenerezza, che non conosce barriere e preconcetti. E Francesco lo vive, dà l’esempio, anche subendo le critiche dei cosiddetti “tradizionalisti” dimentichi del fatto che nessun orientamento dottrinale autorizza la mancanza di amore per il prossimo e che unico giudice di noi tutti è il Signore. Ritornano alla memoria le parole del cardinale Marcello Semeraro, prefetto del dicastero per la causa dei santi, nella recente intervista a Famiglia Cristiana sull’eredità del Vaticano II.
A proposito dei vescovi fiamminghi che hanno aperto alle benedizioni delle coppie omosessuali, il cardinale ha chiarito in modo molto efficace: «Francamente dove intendano arrivare non è chiaro: ascoltare non significa necessariamente legittimare. Lo scorso 21 settembre papa Francesco ha ricevuto in udienza i credenti omosessuali, un giovane che avevo conosciuto durante dei gruppi guidati dai gesuiti quand’ero vescovo di Albano mi ha mandato un sms: “C’ero anche io con il mio compagno”. Si sentiva rinfrancato, non più escluso a priori. Ma siamo sul piano dell’ascolto, del dialogo che non vuol dire necessariamente condividere o avallare. Ogni decisione della Chiesa in questa e altre questioni va presa in comunione e nel giusto discernimento. La Chiesa parlava di discernimento già prima di Francesco: fu un punto decisivo al terzo Convegno ecclesiale che si tenne a Palermo nel novembre 1995, quasi trent’anni fa. Questa via presuppone il mettere in comune ciò che si sente nel proprio cuore circa il da farsi e non aspettarsi che gli altri lascino prevalere la nostra idea, ma ascoltare quelle contrarie o diverse e favorire una concertazione, un’armonia dove tutti sono disposti a fare un passo indietro, per avanzare tutti in comunione, uniti».
TAG: Il Papa: «Dio ci ama tutti e ci è vicino, con tenerezza»
IL PAPA: «DIO CI AMA TUTTI E CI È VICINO, CON TENEREZZA»
13/10/2022 Nuovo segno del Vangelo vissuto senza barriere da Francesco che aveva incontrato la barese Alessia Nobile e altre cinque transgender straniere lo scorso 22 giugno, dopo due sucidi per vessazioni e pregiudizi violenti.
«Cara sorella, grazie tante per la tua e-mail. Mi ha commosso, Sono d'accordo con te sul problema dei pregiudizi. Fanno tanto male! Agli occhi di Dio tutti siamo suoi figli, e questo è quello che conta! Abbiamo un Padre che ci ama, che è vicino con compassione e tenerezza. A tutti nessuno escluso. Proprio questo è lo stile di Dio: vicinanza - compassione e tenerezza - Prego per te, per favore fallo per me. Che il Signore ti benedica e la Madonna ti custodisca. Fraternamente, Francesco».
Queste le parole scritte di suo pugno in una lettera a una transessuale barese, Alessia Nobile, 43 anni, che ne ha affidato copia al settimanale Oggi, in edicola dal 13 ottobre. La missiva risale all’estate scorsa subito dopo l’udienza generale del 22 giugno, quando il Papa l’aveva accolto assieme ad altre cinque trans, di cui quattro argentine e una colombiana. Ad accompagnarla in quella circostanza, don Andrea Conocchia, parroco della comunità della Beata Vergine Immacolata di Torvaianica, e suor Geneviève Jeanningros delle Piccole Sorelle di Gesù, che da oltre 50 anni vive con due consorelle nel lunapark di Ostia.
Quest’incontro seguiva tra l’altro il suicidio nelle stesso mese di due persone transgender, il quindicenne catanese Sasha e l’ex professoressa di fisica veneta Cloe Bianco, che si uccisero a seguito di pressioni psicologiche e pregiudizi aggressivi alla lunga insostenibili e vissuti nell’indifferenza pressoché totale.
Alessia Nobile, come racconta nell’intervista a Oggi, da adolescente ha dovuto affrontare gli «esorcisimi» ai quali la sottoponeva il docente di religione nel seminterrato dell’Istituto commerciale che frequentava avendone intuito la femminilità. E arrivò anche a consigliare alla famiglia di sottoporla a elettroshock terapeutico. Alessia, laureata in scienze sociali e abilitata come assistente sociale, non ha ancora smesso di sentire su di sé diffidenza e pregiudizi. Eppure, spiega: «Quando mi sono presentata al Papa come donna transgender, lui mi ha risposto: “Non mi interessa. Dimmi il tuo nome”. Gli ho regalato un libro sulla mia storia e mi ha detto: “Hai fatto bene a scrivere la tua storia, queste cose vanno scritte. Vai sempre a testa alta!”».
È il Vangelo della tenerezza, che non conosce barriere e preconcetti. E Francesco lo vive, dà l’esempio, anche subendo le critiche dei cosiddetti “tradizionalisti” dimentichi del fatto che nessun orientamento dottrinale autorizza la mancanza di amore per il prossimo e che unico giudice di noi tutti è il Signore. Ritornano alla memoria le parole del cardinale Marcello Semeraro, prefetto del dicastero per la causa dei santi, nella recente intervista a Famiglia Cristiana sull’eredità del Vaticano II.
A proposito dei vescovi fiamminghi che hanno aperto alle benedizioni delle coppie omosessuali, il cardinale ha chiarito in modo molto efficace: «Francamente dove intendano arrivare non è chiaro: ascoltare non significa necessariamente legittimare. Lo scorso 21 settembre papa Francesco ha ricevuto in udienza i credenti omosessuali, un giovane che avevo conosciuto durante dei gruppi guidati dai gesuiti quand’ero vescovo di Albano mi ha mandato un sms: “C’ero anche io con il mio compagno”. Si sentiva rinfrancato, non più escluso a priori. Ma siamo sul piano dell’ascolto, del dialogo che non vuol dire necessariamente condividere o avallare. Ogni decisione della Chiesa in questa e altre questioni va presa in comunione e nel giusto discernimento. La Chiesa parlava di discernimento già prima di Francesco: fu un punto decisivo al terzo Convegno ecclesiale che si tenne a Palermo nel novembre 1995, quasi trent’anni fa. Questa via presuppone il mettere in comune ciò che si sente nel proprio cuore circa il da farsi e non aspettarsi che gli altri lascino prevalere la nostra idea, ma ascoltare quelle contrarie o diverse e favorire una concertazione, un’armonia dove tutti sono disposti a fare un passo indietro, per avanzare tutti in comunione, uniti».
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