@Veritasanteomnia Forse non è chiaro. Il fumo nella Chiesa non entra soltanto a causa di un astratto Vaticano II (chi lo ha convocato? chi lo ha approvato?), ma anche dallo stesso Paolo VI (il novus ordo non è richiesto dal Concilio) ed è accettato come buono in qualche modo da tutti i papi postconciliari. Il cambio nelle università è anch’esso cosa del postconcilio, come pure lo è la comunione in mano, ecc. ecc. Il pensare che basti un papa legittimo per risolvere l’incendio è come minimo illogico (tanto più oggi). Lei dirà: certo, però con uno illegittimo sicuramente non è sanabile! Rispondo: Vero, ma se non è stato sanabile da papi legittimi (anche santi uomini) e certo non lo sarà da Bergoglio, chi potrà sanarla? Il volere a tutti i costi una soluzione umana (un legittimo santo papa al posto di Bergoglio che rimetta tutto in ordine) quando forse non è più tempo di soluzioni umane (come la spada di Pietro per evitare l’arresto di Gesù) potrebbe non essere la lettura migliore della realtà. È necessario, infatti, che la Chiesa soffra molto e venga ripudiata da questa generazione (cf. Lc 17,25).

@Veritasanteomnia Sono d’accordo. Ma è un fatto che anche questa “cosa” ha inizio dopo il Vaticano II. Da sito Treccani: “Prima del Vaticano II le università erano «un mondo chiuso: esclusivamente maschile, quasi solamente di chierici e religiosi, con [sacerdoti come docenti]». In seguito al concilio, invece, l’insieme delle università fu aperto a tutti gli studenti senza distinzione – sacerdoti e seminaristi, religiosi uomini e donne, inclusi i laici.

@Veritasanteomnia Rispondo sinteticamente per punti:
1. Sono contento per la sua frequenza alle Messe V.O. nonostante ciò comporti qualche sacrificio in più;
2. Io non avverto di avere sentimenti negativi per i papi. Quando faccio qualche osservazione critica è perché ritengo che oggettivamente ci siano i motivi e mi sforzo di esporli.
3. Dire che “le Sante Messe del post Concilio cui partecipavo da ragazza non erano meno intrise di Sacralità rispetto alle Liturgie cui partecipo ora” può avere un suo perché ma è una valutazione soggettiva/sentimentale. Di certo non è una valutazione dei due riti in sé.
4. Non mi pare di aver detto che Bergoglio sia in continuità con i predecessori. Questo lo dicono i bergogliani e alcuni conservatori (ad es. Amici domenicani).

@lamprotes Il nuovo rito, come dimostrato anche da esperti liturgisti, non si può dire in continuità con l’antico. È un altro rito. Chi parla di continuità sono gli irriducibili conservatori che a dispetto della realtà (ideologia?) portano avanti l’impossibile ermeneutica della continuità. Ma se veramente fosse uno sviluppo, allora avrebbe ragione Roche. Ecco allora che l’ermeneuta della continuità è costretto a giustificare il rito antico dicendo che “mai è esistito nella Chiesa cattolica un solo rito”. Vero, ma voi conservatori non parlate forse di due forme dello stesso rito? Per quanto riguarda il rito inventato da Paolo VI, invece, non dice che è buono ma che è valido. E su questo ha ragione. Ma oggi siamo andati oltre il già “discutibile” rito di Paolo VI (comunione in mano, ministri laici, padre nostro “migliorato”,…). Come sia possibile per un cattolico (e ne conosco) utilizzarlo fedelmente non lo comprendo.

@LiberaNosDomine Intanto la scomunica non è legge divina ma ecclesiastica e dunque deve vedere cosa ne dice la Chiesa. Per cominciare provi a vedere questi tre numeri del CIC: canoni 192, 194 e 1364. Le aggiungo che il diritto distingue la scomunica latae sententiae da quella inflitta o dichiarata. Gli effetti sono diversi. Don Alessandro, per fare un es., è incorso nella scomunica latae sententiae per le sue dichiarazioni scismatiche (di fatto si è messo al posto del papa - che poi fosse Benedetto o Francesco non cambia nulla). Essa non priva eo ipso degli uffici ecclesiastici . Successivamente è però arrivata la scomunica dichiarata e la perdita dello stato clericale.

Occorre un minimo di preparazione, ma chi vuole può confrontare quanto sopra con questa critica recentemente postata: LUISA PICCARRETA (1865-1947) 2

Certo che leggere: “LA DIVINA VOLONTÀ (…) è ciò che in Dio è la cosa più essenziale, intima, vitale”.